La vendemmia sul confine

La vendemmia sul confine

Il Novecento ha spostato più volte il confine nelle terre del Collio, quando l’aquila imperiale degli Asburgo fu ammainata, i verdi pendii si ritrovarono contesi tra l’Italia e la Jugoslavia. Poi quest’ultima si disgregò e, dagli anni Novanta, esiste un Collio italiano in Friuli e un Collio sloveno: Goriska Brda.

 

Signor Simčič, quando iniziaste a imbottigliare le prime bottiglie con le vostre etichette?

“Era il 1989, cominciammo con una produzione di 4mila e ora siamo a circa 60mila”.

 

Lei era un ragazzo, suo padre aveva già superato i 40 anni, come mai scelse di intraprendere quest’avventura?

“Aveva lavorato sin da giovane in una cooperativa agricola e non voleva andare in pensione. Voleva fare quello che gli piaceva al meglio, mettere a frutto la propria esperienza. Così prese i terreni di famiglia della nonna e assieme iniziammo a coltivare la vite”.

 

Quindi si rimise in gioco per dimostrare che si potevano fare vini migliori?

“Sì, fu proprio così. E riuscì a comunicare questo suo amore per la vigna, il vino, il terroir anche a me. E io spero di averlo trasmesso a Jure e Jacob, i miei due figli che mi aiutano nell’attività dell’azienda”.

 

Cosa le ha trasmesso suo padre?

“Un credo: fare bene qualunque cosa si faccia. Poi lui dice che la natura parla a chi può ascoltarla. Solo ascoltandola si possono fare previsioni, capire come sviluppare al meglio la vigna, fare i cambiamenti necessari”.

 

Parliamo di territorio, che differenza c’è tra Collio friulano e Goriška Brda?

“Diciamo che noi sentiamo più l’influsso delle correnti mediterranee che si incontrano con le nostre colline a quote maggiori”. 

Questo microclima ha come risultato dei vini esotici, minerali, con più salinità, corposi e freschi allo stesso tempo. Nel caso dei bianchi  hanno un  potenziale di invecchiamento fino a 10-15 anni”. 

 

E per quanto riguarda la vinificazione?

“Noi facciamo tutto in botte, abbiamo tolto completamente l’acciaio”.

 

La vendemmia 2021 com’è andata?

“Siamo stati fortunati. Non ci sono state grandinate o eventi atmosferici che hanno provocato danni. Un’ottima uva. Noi iniziamo poco prima della metà settembre la vendemmia della bacca bianca e continuiamo con le altre uve per un periodo di 4-6 settimane”.

 

Lei si definisce testardo, persistente, laborioso, di mentalità aperta. Per fare il vino serve più la tecnica o la fantasia?

“Ho in programma dove saremo tra dieci anni, come ci arriveremo, chi berrà i nostri vini. L’organizzazione e l’aspetto tecnico sono fondamentali. Ma il vino è passione, un amore che scalda l’anima e santifica il lavoro. Perciò è giusto che le emozioni trovino spazio. Perché il vino giusto è quello che mi conquista al primo bicchiere. È amore a prima vista”.

 

Il vino si fa in vigna o in botte?

“Il carattere di un’annata si plasma durante il periodo della fioritura e della maturazione; e non è mai influenzato esattamente dagli stessi rapporti tra il calore del Sole, la pioggia o la tempesta. Con la nostra cura e il nostro lavoro siamo solo un supporto alla vite nel dare il meglio che era destinato alle uve. Dopodiché, i nostri vini riposano semplicemente nella loro cantina. Dobbiamo lasciarli diventare secondo la qualità d’annata. Questo è il fondamento del nostro stile di vino”.

 

Il vostro è un vino che si ispira molto ai ritmi naturali.

“Sì. La natura ci insegna a pensare in modo naturale nel nostro lavoro quotidiano. La rugiada del mattino dice qualcosa sulla brevità della vita e le radici possono insegnarti molto sulla persistenza. Il sole incoraggia una ricchezza di pensieri sull’abbondanza; grani ghiacciati ci ricordano che anche una pausa e una riflessione hanno il loro scopo. Il nostro approccio al lavoro prende ispirazione dalla natura e questo influisce ovviamente anche sulla produzione”.

 

Il vostro cavallo di battaglia è la Rebula. Ma proponete anche altri assemblaggi. E non avete solo bianchi. Ci parli delle vostre etichette.

“Abbiamo Rebula in purezza, ma la proponiamo anche con un uvaggio nella quale incontra lo Chardonnay e Sauvignon; è il Triton Lex, un vino di struttura, aromatico ed equilibrato. Abbiamo anche etichette di Malvasia, Pinot bianco e Pinot grigio. Il nostro rosso è il Duet con Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Stiamo lavorando anche sulla produzione di etichette di vini realizzati con uve provenienti da singoli vigneti. Come il Fojana Rebula, il Fojana Sauvignon, il Kozana Chardonnay e il Kozana Merlot”.

 

Abbinamenti consigliati?

“Con la Rebula piatti freddi o pesce crudo, va benissimo tutto ciò che ne esalta la salinità. Il Triton Lex è invece un vino più strutturato, che può invecchiare e che si può bere anche a tutto pasto”.

 

Obiettivi per il futuro?

“Stiamo aumentando la superficie coltivata a 15 ettari. E vogliamo riuscire a continuare a trasmettere la nostra passione per il vino e il territorio, realizzando vini sempre migliori ma in armonia con la natura”.